Pig Iron è un libro prodotto in modo indipendente grazie al contributo di amici, studenti, appassionati di fotografia, associazioni.
Pig Iron vuole essere testimonianza ed esempio che un’altra fotografia è possibile. Una fotografia che oltre a denunciare ed informare cerca anche atti di concretezza. Per questo motivo parte dei ricavati del libro saranno destinati ad un progetto teatrale portato avanti da un gruppo di giovani delle comunità nel nordest del Brasile e per sostenere la campagna Justicia nos trilhos.
Foto di: Giulio Di Meo
Testi di: Dario Bossi e Francesco Gesualdi
Formato: 297mm x 210 mm
Pagine: 200
Fotografie: 84
Carta: Patinata Opaca 170g
Copertina: Cartonata Stampata su Carta Patinata Opaca 150g
Sovracoperta: Stampata su Carta Patinata Opaca 150g
Prezzo: 25 Euro
PER ORDINARE IL LIBRO: info@giuliodimeo.it
IL FERRO DEI PORCI
Sapete come chiamano la prima lavorazione del minerale ferro?
Pig Iron: il ferro dei porci. Perché produrlo inquina e questo non é degno dei paesi sviluppati. Da noi arriva tutto pulito.
Nata come piccola impresa mineraria nel 1911, Vale oggi è un colosso mondiale con un fatturato di 59 miliardi di dollari. Possiede miniere in Australia, Mozambico, Canada e Indonesia, industrie metallurgiche in Nord America ed Europa. Caposaldo della sua attività produttiva rimane, però, l’estrazione di ferro in Brasile, secondo produttore al mondo di questo minerale. Per trasportare il ferro dalle miniere del Parà al porto di São Luis nel Maranhão, Vale ha costruito una ferrovia di quasi 1000 km. 400 vagoni compongono il treno più lungo del mondo, che trasporta il minerale più ricco di ferro, scavando nelle viscere della terra una delle maggiori miniere a cielo aperto della storia.Vale sta guadagnando cifre esorbitanti grazie all’esportazione di più di 100 milioni di tonnellate di ferro all’anno.
“Le vene aperte dell’America Latina”[1] stanno alimentando il mercato cinese in folle crescita. Questa emorragia nasconde impatti violenti sulle comunità e i territori degli stati brasiliani del Pará e del Maranhão, tra i più poveri del Paese. Le macchie di questo sviluppo non si possono cancellare: devastazione delle foreste, inquinamento e lavoro schiavo provocati dal ciclo del carbone per la siderurgia, che è la prima lavorazione grezza del ferro. E ancora: morte di persone e animali travolti dal treno, espulsione di famiglie e di intere comunità per far posto a nuove miniere o per raddoppiare la ferrovia ed i guadagni. Resta la povertà, inerte e senza apparente futuro in un’economia di enclave che permette ai treni il trasporto di un valore grezzo di 60 milioni di dollari al giorno, a fianco delle baracche in cui sopravvivono persone con meno di 300 dollari al mese. È il prezzo del ferro[2], che non corrisponde a logiche commerciali ma si carica di storie e di ipoteche sul futuro di molte persone e territori.
[1] Espressione dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano e titolo di un suo libro.
[2] Libro di Francesco Gesualdi e Dario Bossi, “Il prezzo del ferro”, EMI 2011.
La Campagna “Sui binari della giustizia” è iniziata alla fine del 2007, su iniziativa dei Missionari Comboniani che operano in diverse regioni dello Stato del Maranhão, ed ha trovato la rapida adesione di altri gruppi e organizzazioni che oggi compongono la il suo coordinamento esecutivo e/o la sua rete di azione. Una priorità d’azione nel contesto maranhense é la difesa dell’ambiente e delle popolazioni minacciate nella regione amazzonica, specialmente quelle situate ai margini della Estrada de Ferro Carajás. In particolare, appaiono evidenti i danni causati ai popoli indigeni e ai lavoratori, vittime dello sfruttamento. La Campagna si sviluppa cercando di coinvolgere prioritariamente tre segmenti della società: i movimenti popolari e la base della popolazione / il mondo accademico / le istituzioni pubbliche locali. La campagna si muove in diverse direzioni:
- studio e ricerca (raccolta di dati sull’impatto ambientale della ferrovia, documentazione dei danni provocati alle persone e al suolo, leggi ambientali e collaborazione di Vale con i comuni attraversati dalla ferrovia, comparazione della situazione di Carajás con altre simili in Brasile e fuori, analisi dei dati economici/contabili di Vale, etc.).
- formazione e mobilitazione delle persone (realizzazione di seminari, produzione di materiali di divulgazione e piccoli documentari, cartine, pagine internet, incontri di formazione, etc).
- rafforzamento della rete di azione, coinvolgendo i gruppi e i movimenti interessati, tanto a livello nazionale come internazionale.
Una coordinazione composta da rappresentanti di organizzazioni sociali, liberi professionisti, professori e ricercatori universitari comincia già a percorrere i primi passi di questo lavoro. Partecipa anche tu a questa lotta per la giustizia e una equa ripartizione dei beni della terra, per la vita dei popoli e dell’ambiente lungo la Estrada de Ferro Carajás!