Foto di Marizilda Cruppe

Madeireiros e milizie nell’Amazzonia del Maranhão

di Padre Dario Bossi

traduzione di Martina Giordani

Nel 2015 un’ondata di violenza e distruzione fuori controllo sembra essersi diffusa partendo dalla città di Buriticupu, nel Maranhão (stato nordestino del Brasile): il disboscamento, che ha già devastato quasi tutto il territorio comunale, è in espansione nei comuni limitrofi. Poiché le aree dedicate all’agropecuária (allevamento) non dispongono più di legname di alto valore economico, l’attenzione si è spostata sulle unità di conservazione e sulle terre indigene. Più di 20 segherie installate a Buriticupu cercano legname nella Riserva Biologica Gurupi e nelle Terre Indigene Arariboia, Caru e Awá, tutte in un raggio di meno di 150 km.

Terra indigena copiaLa risposta dello stato brasiliano a questa situazione è sempre stata frammentata e incoerente. A livello federale, l’IBAMA (Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis) e l’ICMBio (Instituto Chico Mendes de Conservação da Biodiversidade) hanno condotto delle operazioni contro il disboscamento illegale. Le più clamorose, con un forte apparato di sicurezza, compresa la presenza massiccia dell’esercito brasiliano, hanno portato al sequestro di attrezzature per l’abbattimento di alberi e il trasporto di tronchi.

Tuttavia, non si fa nulla per attaccare il motore economico di questa organizzazione criminale, cioè le segherie, che sono in piena attività e dalle quali partono ogni giorno decine di camion carichi di legname tagliato illegalmente. Queste azioni di contrasto non risolvono il problema e aumentano la rabbia dei madeireiros, mettendo in pericolo coloro che difendono la riserva, siano essi agricoltori, ambientalisti o funzionari pubblici.

Dall’altra parte l’INCRA (Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária) non fa nulla per far rispettare la legge, né fornisce terre adatte e alternative alla Riserva dove potrebbero vivere i piccoli agricoltori, né rivela la falsità dei titoli fondiari che i grandi proprietari terrieri comprano e vendono come se fossero validi.

Anche lo Stato del Maranhão, sostenendo sempre l’argomento secondo cui le aree in conflitto sono di competenza federale, mantiene un atteggiamento duplice. Se da un lato la Secretaria de Direitos Humanos mostra preoccupazione per la situazione di violenza e sostiene di essere alla ricerca di alternative economiche al disboscamento illegale, la Secretaria Estadual de Meio Ambiente (SEMA), solo nel 2015, ha concesso in licenza sette segherie nella città di Buriticupu, nonostante l’assenza di un piano di gestione forestale sufficiente a giustificare anche solo una minuscola frazione del legname commercializzato.

La situazione di violenza è arrivata all’apice nella Riserva Biologica di Gurupi (ReBio) con l’omicidio di Raimundo dos Santos, presidente dell’Associazione di Piccoli Produttori Rurali della comunità Brejinho Rio das Onças II. Raimundo è stato assassinato vilmente il 25 agosto con diverse pallottole e colpi di machete. Tempo prima, aveva denunciato minacce alla polizia. Anche sua moglie Maria da Conceição è stata presa di mira con diversi colpi, ha assistito alla morte del suo compagno ma è riuscita a fuggire, gravemente ferita. è stata ricoverata per quasi due settimane presso l’Ospedale di Açailândia, sotto la scorta della polizia.

Foto di Marizilda Cruppe/Greenpeace

Nella Terra Indigena Arariboia la strategia dei madeireiros è stata quella di incendiare i boschi per evitare che i Guajajara si organizzassero in brigate per combattere contro la deforestazione. Un gruppo isolato di circa 80 indigeni Awá Guajá è stato completamente circondata dalle fiamme. Quando le squadre dell’IBAMA arrivarono per contribuire al controllo del fuoco, i madeireiros armati li hanno accolti con i proiettili. Altre aree indigene della regione continuano ad essere prese di mira e invase dai madeireiros: Alto Turiaçu (la più grande area indigena del Maranhão), Bacurizinho e Guajajara-Canabrava.

Gli episodi sempre più frequenti di scontri armati con squadre d’ispezione fiscale, la sorveglianza e il monitoraggio a cui sono sottoposte le squadre degli organi per l’ambiente, le costanti fughe di notizie e di pianificazione delle operazioni per combattere la deforestazione e le recenti uccisioni di leader contadini e ambientalisti, ci permettono di affermare che i madeireiros (principalmente quelli di Buriticupu) formano una vasta organizzazione criminale, con ramificazioni in diversi comuni e agenti infiltrati in vari organi pubblici, che sostiene milizie fortemente armate e disposte a sparare contro chiunque osi affrontare lo stato di diritto della forza, che attualmente governa questa parte del Brasile.

Il governo brasiliano ha completamente perso il controllo di questo territorio al punto da non poter più nemmeno entrare in alcune aree sotto il controllo di questi gruppi armati. Nel frattempo, i criminali, con il supporto di alcuni parlamentari di tutti i livelli di governo e di molti sindaci dei comuni interessati, diventano sempre più forti.

Il transito costante di camion carichi di tronchi di alberi secolari, sradicati dagli ultimi remanescentes della foresta amazzonica del Maranhão, rimane il paesaggio urbano più frequente a Buriticupu. Le entità che hanno firmato di seguito, unendosi al clamore delle comunità colpite, lanciano un appello urgente a tutte le istituzioni che possono e devono intervenire per fermare questa tragedia e impedire la morte della foresta del Maranhão e delle comunità che vivono nella foresta e per la foresta.

Urge un piano articolato, permanente ed efficace di interdizione delle segherie illegali e del trasporto di legname, così come un investimento consistente in alternative produttive, di gestione e protezione delle foreste. Lo Stato, i movimenti sociali, le chiese e la società civile organizzata nel suo complesso devono allearsi a questo sforzo congiunto in difesa del futuro.

“La morte della foresta è la morte di tutti noi” diceva Irmã Dorothy Stang, morta per questa causa, affinché la vita non venisse mai più calpestata in Amazonia.

Firmano da Brasile, Colombia, Peru, Guyana, Bolivia, Ecuador, Cile, Argentina, Messico, Spagna, Inghilterra, USA, Canada, Città del Vaticano, il 20 novembre 2015:

Dom Leonardo Ulrich Steiner; Secretário Geral da CNBB, Brasília

Dom Belisário da Silva; Presidente Regional Nordeste 5 CNBB, Maranhão

Dom Mário Antônio da Silva; Presidente Regional Norte 1 CNBB, Manaus

Dom Bernardo Johannes; Presidente Regional Norte 2 CNBB, Pará

Dom Philip Dickmans; Presidente Regional Norte 3 CNBB, Tocantins

Dom Neri José Tondello; Presidente Regional Oeste 2 CNBB, Mato Grosso

Dom Roque Paloschi; Bispo de Porto Velho – RO e Presidente do CIMI

Dom Wilmar Santin. Bispo de Itaituba – PA

Ir. Maria Inês Vieira Ribeiro; Presidente de Conferencia de Religiosos de Brasil

Ir. Irene Lopes; Secretaria Executiva da Comissão Amazônia da CNBB

Ir. Ildes Lobo; Irmãs de Santa Doroteia – Manaus

Ir. Joao Gutemberg; Maristas en la Amazonía – Manaus

Armindo Goes Melo. Yanomami. Director de Hutukara – RR

Raimunda Paixao; Equipe Itinerante missionária – Manaus

Ir. Arizete Miranda; AM

Izalene Tiene; Comité Ejecutivo Ampliado REPAM – AM

Chico Loebens; Comité Ejecutivo Ampliado REPAM – AM

Hno. Darwin Orozco; Capuchinos en la Amazonía – AM

Ir. Julio Caldeira; Consolatos en la Amazonía

Dario Bossi; Missionários Combonianos – Maranhão

Vanthuy Neto; Comité Ejecutivo Ampliado REPAM – AM

Mons. Pedro Barreto; Arzobispo de Huancayo – Perú

Mons. Oscar Urbina; Arzobispo de Villavicencio, Vicepresidente de la Conferencia Episcopal – Colombia

Mons. Walter Heras; Presidente Pastoral Social Caritas – Ecuador

Mons. Rafael Cob; Obispo delegado por la Amazonía de Ecuador

Rafael González Ponce; Presidente/a de Conferencia de Religiosos de Ecuador

Mons. Eugenio Coter; Obispo delegado por la Amazonía de Bolivia

Mons. Julio Parrilla; Obispo vice-presidente de Cáritas de Ecuador

Mons. Omar de Jesús Mejía Giraldo; Obispo delegado por la Amazonía de Colombia

Mons. José de Jesús Quintero Diaz; Obispo delegado por la Amazonía de Colombia

Mons. Figueroa; Obispo delegado por la Amazonía de Colombia

Mons. David Martínez. Obispo de Puerto Maldonado – Perú

Gloria Luz Patiño; Presidente/a de Conferencia de Religiosos de Perú

Paul Martin, sj; Delegado por Obispo de Guyana

Jaime Campos, OFM; Chile

Alfonso López Tejada. Líder Kukama. Perú;

Elvy Monsanto; Departamento de Justicia y Solidariedad, CELAM – Colombia

Hugo Ramírez; ALER – Perú

Asunta Montoya; SIGNIS – Equador

Mauricio López; Comité Ejecutivo REPAM. Secretario Ejecutivo – Equador

Luis Enrique Pinilla; Comité Ejecutivo REPAM. DEJUSOL – Colombia

Pedro Sánchez; Comité Ejecutivo Ampliado REPAM – Equador

Alfredo Ferro; Comité Ejecutivo REPAM – Colombia

Daniela Andrade; Comité Ejecutivo Ampliado REPAM – Equador

Adda Chuecas; Comité Ejecutivo Ampliado REPAM – Perú

Humberto Ortiz; Comité Ejecutivo Ampliado REPAM – Perú

Romina Gallegos; Red Amazónica Ecuador

Augusto Zampini. Asesor Teológico; Argentina

Ana Cristina García; Cáritas Española

Clare Dixon. CAFOD; Inglaterra

Thomas Hollywood. CRS; Estados Unidos de América

Anne Catherine Kennedy – DP – Canadá
Cristiane Murray; Radio Vaticana

Hermana Mercedes Casas; Presidente de la Conferencia Latino-Americana de Religiosas y religiosos (CLAR) – México

Luz Marina Valencia; Secretario Ejecutivo de la CLAR