CARO AMICO ROCCO

CARO AMICO ROCCO

Caro amico Rocco,

tu non lo sai, non lo puoi neanche immaginare. Tu, abituato alle sue strade bianche della bassa, al lento ritmo dell’uomo nel susseguirsi delle stagioni, non lo puoi sapere. E allora ti scriverò una lettara così, come questa, parlado del più e del meno. Non ti racconterò degli uomini armati che salgono sugli autobus e ci obbligano tutti a scendere, non ti spiegherò che gli uomini armati sono gli stessi autisti, una dissidenza del sindacato che non ha accettato l’accordo, non ti racconterò che quegli uomini hanno bloccato due milioni e mezzo di persone, non ti farò vedere le immagini del panico alla stazione della metropolitana presa d’assalto dai passeggeri che non trovavano altro mezzo di trasporto, e non ti dirò neanche della città nel caos, mentre gli autobus per traverso bloccavano le avenidas e gli incroci principali. E non ti racconterò che, sia il sindacato che il comune, né la segreteria di pubblica sicurezza del governo, nessuno ha imposto con “voz de comando” il ritorno all’ordine, ma che le uniche parole del sindaco mentre la sua città era sotto il comando di orde impazzite, erano: è incomprensibile e ingiustificabile che succeda una cosa così. Lo stesso commento che avrebbe fatto la mia vicina di casa. Non ti racconterò che il capo della polizia ha dato ordine ai suoi uomini di non intervenire perché “il problema dei trasporti municipali non è un problema di pubblica sicurezza ma lo deve risolvere il comune”, come se fosse possibile abbandonare di traverso un autobus articolato in mezzo a un incrocio e obbligare i passeggeri a scendere, e quando dico “passeggeri” penso alla vecchietta, alla signora con il bambino, ai lavoratori che tornano a casa, penso a me che avevo voglia di prendere l’autista per il collo, ma che poi non l’ho fatto, non perché fosse armato con una spranga di ferro, ma perché insieme a lui c’erano altri dieci autisti che avevano fermato il loro mezzo. Quindicimila autobus abbiamo in città. Lo sciopero selvaggio è stato indetto da una dissidenza del sindacato che non riunisce più del 10% dei lavoratori. Però nessuno ha reagito, nessuno si è opposto. Sciopero selvaggio… Quando la legge dice chiaramente che i servizi essenziali devono avvisare la parlaizzazione con 72 ore di anticipo e continuare a garantire per lo meno il 60% del servizio. Non ti racconterò, caro Rocco, che dietro tutto questo c’è il PCC, Primeiro Comando da Capital, la più potente organizzazione criminale brasiliana, che controlla la vita pratica dei cittadini. Gli orari di entrata e di uscita di interi quartieri, il coprifuoco, le attività commerciali, i punti delle scommesse illegali (più numerosi e visibili di quelli ufficiali) la droga (venduta a chili dappertutto), i trasporti clandestini. Clandestini nel senso di irregolari, perché sono invece ben visibili e alla luce del sole. Non dirò neppure che appena gli autubus si sono fermati in tutte le avenidas, sono comparsi i furgoni, le Kombi, a caricare i passeggeri disperati. E nenache racconterò che l’altoparlante della stazione del metrò annunciava la chiusura dei vari terminali, ma confermava la presenza e il funzionamento “normale” (si diceva proprio così, “normale”) delle Van, i furgoni abusivi. Tanto non te lo dico, Rocco, che lo sciopero è durato due giorni in città e che dura fino ad oggi nelle città dell’interlad bloccando la vita di una delle aree metropolitane più grandi del mondo. Tanto non te lo dico, Rocco, che magari puoi pure rispondermi: il diritto di sciopero è sacro. E se poi ti racconto che la polizia civile è entrata anch’essa in sciopero? E che dopo Salvador, anche a Recife lo sciopero lo fa la polícia militar, quella responsabile della pubblica sicurezza, e che i saccheggi, gli stupri, gli omicidi, gli arrastões terrorizzano la città, cosa penserai, caro Rocco? Naturalmente, che sto inventando tutto. Dirai: ma se il Corriere non ne parla, allora vuol dire che non è vero. Arrastões, è il plurale di arrastão, significa strascico, retata. Per esempio si chiude una strada e si depreda tutto quello che c’è, si ruba e si uccide. Arrastão. È molto comune, a São Paulo e a Rio fare un arrastão in un tunnel. Si blocca l’uscita con la macchina e comincia la razzia. Ebbene, martedì e mercoledì, giovedì e venerdì, l’arrastão lo facevano gli autisti degli autobus. E se scrivessi a Rocco che ieri in città abbiamo avuto il più grande congiestionamento mai registrato? Hai capito Rocco? 344 km di fila! Gli autobus per traverso, le stazioni del metro in collasso e le strade bloccate e mentre sei prigioniero nella tua macchina vieni pure rapinato in un arrastão.

No, non te lo scrivo a Rocco, non mi crederesti, anzi, diresti che sono un pazzo, che esagero come sempre. E poi mancano tre settimane ai Mondiali, chissenefrega, tanto vince il Brasile.

E da voi? Come va il vostro Renzi-cipollino?

Um grande abraço.

di Edith Moniz e Paolo D’Aprile

 

http://www.youtube.com/watch?v=B9cRaSIv0vw

http://www1.folha.uol.com.br/multimidia/videocasts/2014/05/1457585-video-exclusivo-mostra-caos-em-estacao-de-metro-em-sao-paulo.shtml

http://g1.globo.com/sao-paulo/transito/cobertura/

Saccheggi a Recife durante lo sciopero della Polícia Militar

http://www.youtube.com/watch?v=xtFN3YdrywY

http://www.youtube.com/watch?v=TsixRLfH0nk